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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Movimento LGBT tra storia e linguistica

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  La notte tra il 27 e il 28 giugno 1969  è stata raccontata spesso cercando di ricostruire i fatti, ma come spesso succede la storia si mescola alla leggenda. Siamo a New York , dove la  State Liquor Authority  non concedeva la licenza ai locali che si dimostravano aperti alle persone omosessuali, poiché considerati dannosi per i valori della comunità. In quel periodo, ma già negli anni Cinquanta, erano all’ordine del giorno le incursioni della polizia nei locali gay. Le persone omosessuali e transgender potevano facilmente essere arrestate, poiché considerate colpevoli di un crimine, anche semplicemente se consumavano alcol, indossavano abiti tipici del sesso opposto o si baciavano. Che cosa avvenne quel 28 giugno? I fatti di quel giorno, avvenuti dopo la mezzanotte, sono stati denominati come la rivolta di Stonewall. Il nome? Deriva da quello del bar in cui ebbe inizio la rivolta: lo  Stonewall Inn . Nel locale ci fu una retata intorno all'una e mezza di notte, tardi rispett

Laura Lepetit si racconta nella sua «Autobiografia di una femminista distratta»

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Spesso delle donne si dice che sono distratte. Ma lo sono anche le femministe? Risponde Laura Lepetit, che si è raccontata nel suo Autobiografia di una femminista distratta , pubblicato da Nottetempo nel 2016. La prima cosa per cui viene ricordata non è la sua sbadataggine, ma la sua Casa Editrice, che prende vita nel 1975 .  La Tartaruga  pubblica esclusivamente scritti di donne e conserva un patrimonio prezioso: raccoglie romanzi, scritti autobiografici e saggi, ma perché questo nome? Qui arriva l'autobiografismo di Laura Lepetit, che si è sempre riconosciuta, scrive, in tutto e per tutto in questo animaletto simpatico, che va piano e si porta la casa appresso. Se la sua casa editrice ha avuto un’impronta prettamente femminista, non si può dire lo stesso per il libro in cui racconta la sua vita, mescolando alla sua storia di intellettuale le più comuni azioni di tutti i giorni. Di certo non poteva mancare femminismo , che però sceglie di raccontare  in pillole , restituendo com

Marketing e genere: fare scelte costruttive è possibile

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Anche il marketing deve fare i conti col genere, più di quanto si immagini. Ma è giusto che sia così? Quali sono le modalità migliori per farlo? Prima di rispondere, facciamo un passo indietro.  Il Gender Marketing è un tipo di commercializzazione che si basa sull’identità di genere e produce contenuti specifici, che dovrebbero fare appello a un certo genere sessuale. Tendenzialmente, il marketing sceglie di usare il genere per attirare il pubblico, perché è proprio in questo che il pubblico si riconosce. Ne consegue che, in un’ottica di marketing, le persone dovranno ritrovarsi nel concetto di mascolinità e femminilità imposto dalla pubblicità, che lo prende in prestito dalla società, che tende a perpetrare gli stereotipi . Ne consegue che spesso la comunicazione è intrisa di preconcetti e, in alcuni casi, può addirittura sfociare nel sessismo. Ma perché questa scelta? Quale vantaggio ha il marketing di genere? Al suo interno c'è ancora poco spazio per deviare o invertire q

Quando le donne scelgono di essere ‘architetto’, ‘avvocato’, ‘direttore’: scelta di prestigio o autogoal?

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  Foto da  RebelArchitette \ DETOXING ARCHITECTURE FROM INEQUALITIES: A PLURAL ACT Nel 1800, dietro lo pseudonimo maschile di “Antoine-Auguste Le Blanc" c’era una matematica francese, che ha lavorato nei campi della teoria dei numeri e dell'elasticità: Sophie Germain (1776-1831) doveva firmarsi con un nome maschile per potersi affermare nella comunità scientifica. Nasce proprio da lei il cosiddetto “effetto Matilda” , che negli anni ha portato molte scienziate a sparire dalla storia .  Chissà quante altre donne, come lei, si saranno nascoste dietro un nome da uomo? Che cosa c’entra questo con il linguaggio? Leggere la storia di questa donna mi ha portato a fare un’associazione con la contemporaneità. Non perché le donne oggi si firmino con pseudonimo, se non in qualche caso particolare che lo richiede, ma per un parallelismo con la questione della declinazione delle professioni al femminile . Talvolta si pensa che l’uso del femminile “faccia male alle donne” perché meno

Smascherare il sessismo sul posto di lavoro: intervista a Hella Network

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  Sto solo facendo il mio lavoro! È questo il titolo di una guida  redatta da  Hella Network , che nasce come collettivo e oggi è un network per la comunicazione inclusiva Hella Network – Il network per la comunicazioneinclusiva La guida porta alla luce il sessismo nascosto nei luoghi di lavoro, portando diversi esempi di atteggiamenti e frasi frequenti ed è stata  presentata in occasione del WeWorld Festival, organizzato per  parlare di  empowerment, di diritti e della condizione femminile. Come imparare a riconoscerli? Prima di tutto mostrandoli, proprio per come si presentano nel quotidiano. Infatti, «la prima regola per evitare il sessismo è conoscerlo», dice la guida in introduzione. Sì, perché quando le cose diventano più visibili sono anche più facili da individuare e combattere. Ho intervistato la Fondatrice di Hella Network, Flavia Brevi , che anche a nome di tante altre persone ha raccontato questa iniziativa. Come è nata l'idea di strutturare la guida e con quale obie

Armanda Guiducci: una saggista dalla parte delle donne

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Quando è arrivato il momento di scegliere l'argomento della mia tesi di laurea non ho avuto dubbi, nemmeno per un attimo. Volevo contribuire agli studi di genere . Poi ho "incontrato" un libro, intitolato La Mela e Il Serpente , scritto da una certa Armanda Guiducci . Prima pubblicazione: 1974. Edito da Rizzoli. È scattato qualcosa dentro di me e ho scelto di tuffarmici dentro, quando ho letto la quarta di copertina : «Non ha importanza come io mi chiami. Né a chi appartengano le vicende raccontate (storie dell’infanzia e maturità di una donna). Appartengono credo a moltissime. Non sono autobiografia, sono un campione d’esistenza al femminile. Ogni ragazza dell’Occidente percorre infatti fasi obbligate dello sviluppo fisico e psichico. Importante, è questo modello imposto e comune. Rifletto sul destino della donna e mi domando: da dove proviene la forza prepotente che ci costringe a seguire quel modello? Che ci impone di recitare, con la convinzione di prime attric

Istituita la Commissione Equity in Health: indaga il legame tra genere e patologie, per migliorare la salute femminile

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La diversità tra uomo e donna dal punto di vista biologico è innegabile.  Quando si tratta di patologie e terapie mediche, si dovrebbe tenere conto di queste peculiarità legate al genere: a volte possono influire sulla buona salute delle persone.  La  s ocietà italiana di farmacologia nel 2016 ha condotto uno studio sulle  sperimentazioni dei farmaci che tengono conto anche delle donne e sul risvolto sul loro fisico. Ebbene, i numeri non sono rincuoranti. Sono solo il 30%, di cui il  24,9% di medicinali legati a malattie respiratorie e il 27,8 % per malattie cardiovascolari e renali.  A che punto siamo oggi? Parliamo del 2016. Da lì, in Italia qualche passo è stato fatto...  L'ultimo risale al maggio scorso , quando è stata istituita la  Commissione  Equity in Health.  Che cosa vuole fare?  Discutere, a livello mondiale, l’impatto del “genere in medicina”, tenendo conto di variabili biologiche, ma anche ambientali, culturali e socio-economiche.  Credo che la necessità di cercare a

Sovraesteso, non marcato, inclusivo, generalizzato: il maschile che esclude le donne

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L’italiano è una lingua flessiva con due soli generi, il maschile e il femminile; in molte situazioni, però, ricorre al maschile sovraesteso, detto anche generalizzato .  Questa modalità attraversa tutta la lingua italiana e si verifica, spiega la studiosa Alma Sabatini, quando «qualsiasi sostantivo maschile (singolare o plurale) riferito a persona può ugualmente rappresentare i due sessi o il solo maschile: “gli italiani” possono essere sia “gli uomini italiani” sia “le donne e gli uomini italiani». Parlando o scrivendo ci si riferisce a un gruppo di persone composto da uomini e donne, ma uno dei due generi, ma quello femminile viene “inglobato” dentro quello maschile.  Facciamo un esempio pratico? Basterà entrare in una stanza in cui ci siano sei donne e tre uomini: il saluto diventerà “buongiorno a tutti”. Sono poche le persone tanto attente e sensibili da modificare il saluto in “buongiorno a tutte e tutti”. In italiano è frequente che tra uomo e donna si crei disparità lingu