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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Cadere nel pozzo: guaio o opportunità? Uno scambio tra Natalia Ginzburg e Alba De Cespedes

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Era il 1948 quando sulla rivista «Mercurio» di Alba de Céspedes usciva “ Discorso sulle donne ”, firmato Natalia Ginzburg . Oggi è nel volume « Un’assenza. Racconti, memorie, cronache » (2016) curato da Domenico Scarpa. Nonostante sia chiaramente rivolto ad un pubblico femminile, è diventato uno dei testi più letti e apprezzati di Ginzburg, forse anche dai lettori e non solo dalle lettrici. Condivido in pieno una considerazione di Alba De Céspedes su questo brano e la prendo in prestito: «È così bello sincero che ogni donna, specchiandosi in esso, senti i brividi gelati nella schiena». La discesa delle donne  Nel suo scritto Ginzburg rivela « un guaio tenuto più o meno segreto, più o meno grosso» sulle donne: la loro tendenza a cadere in un profondo pozzo oscuro e lasciarsi prendere dalla malinconia, affogarci dentro e poi tornare a galla annaspando . Questa abitudine, spiega, proviene dal «temperamento femminile» e dai secoli di storia in cui sono state sempre subordinate a qu

Tra parole e attualità: costruire una narrazione diversa dopo il “caso” Palombelli

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A quanto pare, se una donna ha comportamenti esasperanti e aggressivi nei confronti di un uomo, ucciderla è una reazione «lecita». Questo è quello che si legge dietro il discorso di  Barbara Palombelli durante lo Sportello di Forum di qualche giorno fa, parlando dei femminicidi dell’ultima settimana.  Queste le sue parole:  “Parliamo di rabbia tra marito e moglie. Negli ultimi sette giorni ci sono state sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci per forza, soprattutto in questa sede, in tribunale bisogna esaminare tutte le ipotesi"     Tra lessico e attualità: dove stiamo andando?   Questo non è giornalismo sano, ma victim blaming : la colpevolizzazione della vittima da parte dei media e dell’opinione pubblica, che non solo mette in dubbio

Mammo vs Papà: tra neologismi e sessismo

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Era il 2004 quando su canale 5 andava in onda una sit-com dal titolo “il Mammo”. Il protagonista è « un uomo vedovo costretto a fare, oltre che da padre, da  mammo  ai suoi tre figli » , si legge su Wikipedia. Siamo nel 2021 e nei giorni scorsi su alcuni giornali è uscito questo titolo: “Belen mondana e bellissima, Antonino fa il mammo”. Sono passati tanti anni, ma nulla è cambiato; anzi, il termine “mammo” ha guadagnato terreno, sostituendosi spesso alla parola che esiste per designare questo ruolo. Papà, padre, babbo (tipico toscano). La parola “mammo”, però, non esiste da sempre… e concedetemi di dire per fortuna! Ha iniziato a far parte della nostra lingua da un certo punto in poi ed è a tutti gli effetti un neologismo . Come dice il termine stesso, il neologismo è una parola nuova, che generalmente nasce dall’esigenza di esprimere concetti altrettanto nuovi , che, diversamente, sarebbero difficili da identificare e nominare.   Che bisogno c’era di creare un neologismo, se la

Aborto: due leggi che negano il diritto di scegliere

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Sei settimane. Poco più di un mese. Una donna che magari non ha un ciclo mestruale regolare, alla sesta settimana non sa nemmeno di essere incinta; eppure, da qualche giorno in Texas è entrata in vigore la legge contro l’aborto oltre la sesta settimana. Perché? È intorno alla sesta settimana che si potrebbe percepire il battito cardiaco nel feto. Io sono contro l’aborto? Francamente non lo so. Non me la sento di condannare a priori chi si trova in questa situazione. Ammetto che è una questione su cui faccio fatica a prendere una posizione netta, perché credo sia necessario trovarsi dentro la situazione per capire se portare avanti o meno una gravidanza, non in base a cosa è sentito come universalmente giusto, ma cosa è meglio per sé. Ciò che mi lascia sconcertata, però, è che le persone pensino di potersi prendere un diritto che non hanno: decidere per qualcun altro secondo libero arbitrio, fino a fare una legge che non tiene minimamente conto di chi dovrà portare avanti la gravidan

Donne in Afghanistan: un' informazione costruttiva per un’azione concreta

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Della situazione delle donne in Afghanistan scrivono da giorni tutti i giornali, parlano i social e le televisioni. Del resto, è una questione che non può passare sotto silenzio. In che modo se ne è parlato? C’è un solo modo per farlo?    La Narrazione fatta dai giornali C’è stata un' informazione costante, aggiornamenti giorno dopo giorno, ora dopo ora. G iornali e televisioni hanno "fotografato" gli sviluppi in Afghanistan e il clima che si è creato con più oggettività possibile – salvo qualche titolone forse un po’ eccessivo e ridondante – restituendo un crescendo di preoccupazione e apprensione . Questo è inevitabile, data la situazione. Prima i talebani promettono di rispettare i diritti delle donne, ma poi parlano di sharī‛a, impongono il burqa, stilano liste di donne non sposate da dare “in dono” ai combattenti talebani, chiudono l’accesso alle Università e impediscono di lavorare. Così, in meno di un mese, le donne sono di nuovo chiuse in casa per la paura.