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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Perchè il femminismo serve anche agli uomini

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Un libro scritto da un uomo, dedicato agli uomini, che parla di femminismo. Lorenzo Gasparrini, filosofo e attivista anti-sessista, dedica il suo Perché il femminismo serve anche agli uomini « a tutti gli uomini che in questi anni di chiacchiere sparse un po’ dovunque mi hanno aiutato a capire molto meglio il nostro problema di genere». Dal titolo e capiamo subito l’obiettivo di questo breve saggio , lungo non più di 58 pagine, ma denso di contenuti. Non è una domanda, ma un’affermazione assertiva; perché sì, nonostante si dica che tutto ciò che ha a che fare col femminismo è roba da donne, Gasparrini qui dimostra che non è così. L’ obiettivo del filosofo è « mostrare le storture che il potere patriarcale crea anche nel genere maschile » ; patriarcato che, precisa, non è agito solo dai maschi etero. Lui stesso spiega che vuole condividere « un’alternativa agli attuali rapporti tra i generi, che vengono sempre più strumentalizzati per inutili e dannose contrapposizioni » . Tra dom

Un problema culturale sul campo di beach handball

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foto da www.liberoquotidiano.it Per ciascuna 150 euro di multa, per un totale di 1.500 euro. All’inizio ho sperato fosse una fake news, perché non volevo crederci; poi ho dovuto accettare la triste realtà: in Norvegia la commissione disciplinare della Federazione europea di pallamano sulla spiaggia (beach handball) ha multato la squadra di giocatrici che ha disputato una partita dei campionati in pantaloncini e non in bikini , come, invece, prevede il regolamento.  Ebbe sì, esiste un regolamento anche per l’abbigliamento. Ci si aspetterebbe che prevedesse un’uniforme innanzitutto comoda, che permetta di muoversi liberamente. Invece, sembra che alla Federazione europea di pallamano  stia più a cuore il fisico delle atlete che la prestazione sportiva. Infatti, richiede alle giocatrici di indossare «slip del bikini con una vestibilità aderente e tagliati con un angolo verso l’alto verso la parte superiore della gamba» , con l’altezza della stoffa sul fianco non superiore ai dieci cent

Due domande sull’uso del linguaggio

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La parola sessismo non è così vecchia: nasce nel 1974 ed è la « tendenza per cui, nella vita sociale, la valutazione delle capacità intrinseche delle persone viene fatta in base al sesso, discriminando specialmente quello femminile rispetto a quello maschile», dice il dizionario Zingarelli. Perché parto dalla parola? Non sempre si pensa alla lingua quando si parla di sessismo, ma questa associazione si dovrebbe fare eccome. Il sessismo linguistico è l’espressione attraverso la parola di quel modo di pensare che dà valore alle persone in base a una caratteristica biologica. L’italiano è sessista o è sessista il modo in cui lo usiamo? Possiamo dire che è una lingua a matrice maschile e questo rispecchia la realtà e la struttura sociale e culturale in cui viviamo. Cioè? Dal genere maschile deriva quello femminile e, col tempo, ci siamo abituati a questo, che è diventato la regola: ecco perché c’è la tendenza a usare il maschile sovraesteso – ne ho scritto qui . Allo stesso modo, a

Autrici e canone letterario: c’è ancora lavoro da fare

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foto da  enciclopedia delle donne Avete ancora il vostro libro di letteratura della scuola? Se sì, apritelo. Probabilmente troverete un capitolo intitolato “Le scrittrici” . Non c’è? Allora scorrete l’indice e troverete alcuni dei nomi più noti di autrici, su tutti quello di Elsa Morante, in mezzo alla grande quantità di autori.  Solitamente, queste sono le due alternative adottate nei libri scolastici per parlare anche delle autrici, o almeno di un “piccolo manipolo” di scrittrici del Novecento .  Come? Trattando la poetica di queste scrittrici proprio come si tratta quella degli scrittori, anche se il numero degli uomini è sempre nettamente superiore. Pare quasi un atto dovuto dedicare spazio nei manuali alle “penne femminili” della letteratura, che, mal comune mezzo gaudio, sono poche sia in quelli di letteratura italiana sia in quelli dedicati alle letterature straniere. Spesso  questa operazione viene fatta in maniera quasi “meccanica”, senza proporre agli studenti una vera rif

Comunicare la scienza: le voci di Nicole Ticchi e Virginia Marchionni

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Oggi parliamo di ‘donne e materie STEM’ , ma in che modo? Da una prospettiva che forse non si affronta tanto spesso: la comunicazione della scienza da parte delle donne . Non lo farò in prima persona, perché la scienza non è mai stato il mio campo: chi mi conosce sa che non conviene mai, ma proprio mai, farmi contare. Ho interpellato due professioniste che, invece, di comunicazione scientifica ne sanno parecchio e ringrazio entrambe per questo bellissimo confronto. Un consiglio? Mettetevi comod*, perché non è un’intervista che si può leggere alla veloce mentre aspettate il pullman. Nicole Ticchi  è una chimica farmaceutica, da sempre appassionata di divulgazione scientifica. Per anni ha fatto ricerca industriale all'Università di Bologna. Come libera professionista oggi cura la comunicazione scientifica di associazioni ed enti di ricerca. Nel 2017 ha fondato il progetto  “She is a scientist” , con cui vuole valorizzare l'apporto delle donne alla scienza. Virginia Marchionni  

Consapevolezza attraverso le parole: lessico della violenza online

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Qualche giorno fa ho scritto per News48.it un articolo sulla violenza online: racconta un progetto che cerca di dare un aiuto concreto alle vittime. È l’algoritmo di Twitter messo a punto da Arianna Muti nella sua tesi di laurea: è una possibile soluzione per prendere posizione contro la misoginia sul web, che ha dato un grande apporto alla ricerca scientifica e alla comunità.  Ve lo siete perso? Eccolo:  Violenza di genere online:un algoritmo per aiutare la comunità - News48.it Prima, però, osserviamo più da vicino il problema della violenza online e le parole ad esso associate. Spesso si sente parlare di  revenge porn : la diffusione non consensuale di immagini o di video sessualmente espliciti, che anche in Italia è considerato reato ed  è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro. La polizia postale consiglia di "non avere timore e segnalare immediatamente la persona che minaccia sia il materiale postato senza il vostro consenso".