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Violenza di genere online: un algoritmo che aiuta la comunità

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Molte volte se si pensa alla violenza, in particolare a quella di genere, la mente corre subito ai luoghi e alle situazioni più conosciute. Ad esempio? La strada, i bagni pubblici, le discoteche, le case di amici e conoscenti e a volte anche la propria abitazione.  Oggi, però, non si può più collocare la violenza solo offline, c'è anche quella online. I dati danno un quadro che, purtroppo, anche a causa della pandemia, non è incoraggiante e pare che le donne paghino il prezzo più caro. Non si può restare a guardare... Come aiutare la ricerca e al contempo la comunità?  Prima di tutto dobbiamo pensare che sia possibile. Poi passare all'azione in modo concreto e attivo.  Ha imboccato questa strada il progetto di Arianna Muti , studentessa di Bologna che ha deciso di portare nella sua tesi di laurea il problema della misoginia online . Il suo progetto di ricerca può davvero essere un punto di partenza per proteggere il web da più parti, mettendo in campo "tante forze" e...

Il congedo di paternità dal punto di vista delle donne

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Spesso sembra scontato che quando si diventa genitori sia la mamma a prendere i 5 mesi di congedo che le spettano.  E quello di paternità? In Italia è arrivato solo nel 2012 e consisteva in un giorno di assenza dal lavoro; poi da 1 sono diventati 7 e dal gennaio 2021 sono 10.  Stop. Siamo fermi.  Grande traguardo? Proprio no. Il motivo che si nasconde dietro questo stato di cose con molta probabilità si rifà a stereotipi culturali atavici, riconducibili, vigliaccamente, alla biologia: non è la donna che deve allattare? Ma l’accudimento di un/una neonato/a non si limita all’allattamento.  Poi, se si scava più a fondo c'è altro: generalmente gli stipendi più bassi in una famiglia sono proprio quelli delle donne: ecco che, allora, se proprio si deve lasciare a casa qualcuno, di certo non può essere l'uomo.  Congedo di paternità: una questione attuale  Che cosa saranno mai 10 giorni a fronte dei 5 mesi delle donne? Non bastano. Infatti, come riporta  Re...

Movimento LGBT tra storia e linguistica

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  La notte tra il 27 e il 28 giugno 1969  è stata raccontata spesso cercando di ricostruire i fatti, ma come spesso succede la storia si mescola alla leggenda. Siamo a New York , dove la  State Liquor Authority  non concedeva la licenza ai locali che si dimostravano aperti alle persone omosessuali, poiché considerati dannosi per i valori della comunità. In quel periodo, ma già negli anni Cinquanta, erano all’ordine del giorno le incursioni della polizia nei locali gay. Le persone omosessuali e transgender potevano facilmente essere arrestate, poiché considerate colpevoli di un crimine, anche semplicemente se consumavano alcol, indossavano abiti tipici del sesso opposto o si baciavano. Che cosa avvenne quel 28 giugno? I fatti di quel giorno, avvenuti dopo la mezzanotte, sono stati denominati come la rivolta di Stonewall. Il nome? Deriva da quello del bar in cui ebbe inizio la rivolta: lo  Stonewall Inn . Nel locale ci fu una retata intorno all'una e mezza di ...

Laura Lepetit si racconta nella sua «Autobiografia di una femminista distratta»

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Spesso delle donne si dice che sono distratte. Ma lo sono anche le femministe? Risponde Laura Lepetit, che si è raccontata nel suo Autobiografia di una femminista distratta , pubblicato da Nottetempo nel 2016. La prima cosa per cui viene ricordata non è la sua sbadataggine, ma la sua Casa Editrice, che prende vita nel 1975 .  La Tartaruga  pubblica esclusivamente scritti di donne e conserva un patrimonio prezioso: raccoglie romanzi, scritti autobiografici e saggi, ma perché questo nome? Qui arriva l'autobiografismo di Laura Lepetit, che si è sempre riconosciuta, scrive, in tutto e per tutto in questo animaletto simpatico, che va piano e si porta la casa appresso. Se la sua casa editrice ha avuto un’impronta prettamente femminista, non si può dire lo stesso per il libro in cui racconta la sua vita, mescolando alla sua storia di intellettuale le più comuni azioni di tutti i giorni. Di certo non poteva mancare femminismo , che però sceglie di raccontare  in pillole , ...

Marketing e genere: fare scelte costruttive è possibile

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Anche il marketing deve fare i conti col genere, più di quanto si immagini. Ma è giusto che sia così? Quali sono le modalità migliori per farlo? Prima di rispondere, facciamo un passo indietro.  Il Gender Marketing è un tipo di commercializzazione che si basa sull’identità di genere e produce contenuti specifici, che dovrebbero fare appello a un certo genere sessuale. Tendenzialmente, il marketing sceglie di usare il genere per attirare il pubblico, perché è proprio in questo che il pubblico si riconosce. Ne consegue che, in un’ottica di marketing, le persone dovranno ritrovarsi nel concetto di mascolinità e femminilità imposto dalla pubblicità, che lo prende in prestito dalla società, che tende a perpetrare gli stereotipi . Ne consegue che spesso la comunicazione è intrisa di preconcetti e, in alcuni casi, può addirittura sfociare nel sessismo. Ma perché questa scelta? Quale vantaggio ha il marketing di genere? Al suo interno c'è ancora poco spazio per deviare o invertire q...

Quando le donne scelgono di essere ‘architetto’, ‘avvocato’, ‘direttore’: scelta di prestigio o autogoal?

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  Foto da  RebelArchitette \ DETOXING ARCHITECTURE FROM INEQUALITIES: A PLURAL ACT Nel 1800, dietro lo pseudonimo maschile di “Antoine-Auguste Le Blanc" c’era una matematica francese, che ha lavorato nei campi della teoria dei numeri e dell'elasticità: Sophie Germain (1776-1831) doveva firmarsi con un nome maschile per potersi affermare nella comunità scientifica. Nasce proprio da lei il cosiddetto “effetto Matilda” , che negli anni ha portato molte scienziate a sparire dalla storia .  Chissà quante altre donne, come lei, si saranno nascoste dietro un nome da uomo? Che cosa c’entra questo con il linguaggio? Leggere la storia di questa donna mi ha portato a fare un’associazione con la contemporaneità. Non perché le donne oggi si firmino con pseudonimo, se non in qualche caso particolare che lo richiede, ma per un parallelismo con la questione della declinazione delle professioni al femminile . Talvolta si pensa che l’uso del femminile “faccia male alle donne” perché...

Smascherare il sessismo sul posto di lavoro: intervista a Hella Network

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  Sto solo facendo il mio lavoro! È questo il titolo di una guida  redatta da  Hella Network , che nasce come collettivo e oggi è un network per la comunicazione inclusiva Hella Network – Il network per la comunicazioneinclusiva La guida porta alla luce il sessismo nascosto nei luoghi di lavoro, portando diversi esempi di atteggiamenti e frasi frequenti ed è stata  presentata in occasione del WeWorld Festival, organizzato per  parlare di  empowerment, di diritti e della condizione femminile. Come imparare a riconoscerli? Prima di tutto mostrandoli, proprio per come si presentano nel quotidiano. Infatti, «la prima regola per evitare il sessismo è conoscerlo», dice la guida in introduzione. Sì, perché quando le cose diventano più visibili sono anche più facili da individuare e combattere. Ho intervistato la Fondatrice di Hella Network, Flavia Brevi , che anche a nome di tante altre persone ha raccontato questa iniziativa. Come è nata l'idea di strutturare ...