Violenza di genere online: un algoritmo che aiuta la comunità


Molte volte se si pensa alla violenza, in particolare a quella di genere, la mente corre subito ai luoghi e alle situazioni più conosciute. Ad esempio? La strada, i bagni pubblici, le discoteche, le case di amici e conoscenti e a volte anche la propria abitazione. 

Oggi, però, non si può più collocare la violenza solo offline, c'è anche quella online. I dati danno un quadro che, purtroppo, anche a causa della pandemia, non è incoraggiante e pare che le donne paghino il prezzo più caro. Non si può restare a guardare...

Come aiutare la ricerca e al contempo la comunità? 

Prima di tutto dobbiamo pensare che sia possibile. Poi passare all'azione in modo concreto e attivo. 

Ha imboccato questa strada il progetto di Arianna Muti, studentessa di Bologna che ha deciso di portare nella sua tesi di laurea il problema della misoginia online. Il suo progetto di ricerca può davvero essere un punto di partenza per proteggere il web da più parti, mettendo in campo "tante forze" e, soprattutto, prendere coscienza del problema, che esiste e non è da sottovalutare. 

Ne parlo su News48.it, che fa dell'informazione costruttiva la sua bussola. Come? Osservando il problema per raccontare la soluzione, migliorabile e replicabile, con i suoi limiti e punti di forza.  

Violenza di genere online: un algoritmo per aiutare la comunità - News48.it

Federica Carla Crovella 

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