Quale legame c'è tra i generi e i disturbi del comportamento alimentare?
Come influisce l'identità di genere?
L'immagine del corpo perfetto, spesso veicolato dalle pubblicità, è scolpito nelle menti delle ragazze e delle donne, tanto da confondersi con la realtà. Infatti, spesso se il corpo delle donne non è magro, alto e slanciato non è degno di essere guardato. Ecco che, allora, scatta la corsa ai bibitoni e alle diete fai da te e non stupisce affatto che siano proprio le donne maggiormente esposte ai disturbi dell'alimentazione rispetto gli uomini.
Lo confermano anche i dati del Ministero della Salute (2019), secondo cui tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile: negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa. L’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi.
Il genere e gli stereotipi intervengono in modo sostanziale nei problemi del comportamento alimentare; ecco perchè diventano una questione che s'intreccia a doppio filo anche con il femminismo. Approfondiamo il legame tra genere e alimentazione insieme alla Dottoressa Veronica Bignetti, dietista specializzata in disturbi alimentari, che spesso parla di nutrizione inclusiva e femminista.
Ci sono forti pressioni sociali che richiedono alla donna di avere un aspetto fisico in linea con i canoni estetici prescritti, molto più di quanto non lo si chieda all' uomo. Quindi, su di lei grava sia la pressione legata agli stereotipi di esteriorità sia la pressione sociale alla magrezza, che invece è trasversale a tutti i generi, poichè la nostra società la associa a qualità di merito, di successo e di benessere e altri stereotipi che si identificano in una sfera del positivo. Anche la tendenza a sessualizzare e oggettivizzare il corpo della donna è determinante per l'insorgenza dei disturbi dell'alimentazione, anche in età precoce. Questo porta anche all'autosorveglianza corporea che caratterizza le donne, altrettanto allarmante, perchè anche da molto giovani si sentono costantemente controllate dall'esterno.
Uno dei primi studi che si focalizza sui disturbi dell'alimentazione nelle persone non-binary - che non si riconoscono all’interno del sistema binario uomo/ donna - è del 2020 (e questo la dice lunga su quanto ancora ci sia da lavorare per riconoscere e legittimare le identità di genere) ed è stato condotto negli Stati Uniti.
Ecco i risultati: il 23% dei partecipanti riferisce restrizioni alimentari, il 12,9% abbuffate, il 7,4% esercizio fisico eccessivo, l’1,4% vomito autoindotto, l’1,2% abuso di lassativi e al 13,8% era stato diagnosticato un disturbo alimentare da un operatore sanitario. Non ci sono differenze significative negli atteggiamenti alimentari o nei comportamenti alimentari disregolati tra individui gender-expansive e uomini transgender. Gli individui gender-expansive hanno riportato punteggi più bassi di restrizioni e preoccupazione per la forma fisica rispetto alle donne transgender; punteggi più alti di preoccupazioni su alimentazione, peso e forma fisica rispetto a presunti uomini cisgender; e punteggi più bassi di preoccupazione per la forma fisica rispetto a presunte donne cisgender.
A determinare questi disturbi dell'alimentazione sembra sia soprattutto il collegamento e lo scollamento tra l'identità di genere e l'immagine corporea. I ricercatori ipotizzano che siano soprattutto le persone transgender o cisgender ad essere condizionate dagli ideali del corpo di genere binario.
Federica Carla Crovella
Commenti
Posta un commento
Il vostro commento sarà sottoposto alla verifica del moderatore, quindi non sarà visibille immediatamente. Se verrà ritenuto pubblicabile, comparirà nei prossimi giorni.