Donne che odiano le donne: perchè e come? Il punto di vista di Cara Sei Maschilista
Non bisogna per forza essere uomini per essere maschilisti. Commenti sessisti, insulti, atteggiamenti che ricalcano e sostengono il patriarcato arrivano anche dalle donne. Che sia per strada, in un locale o sui social network, capita di imbattersi in ragazze e donne che non possono fare a meno di rispecchiare a tutti i costi i canoni di bellezza femminile prescritti dai media e dalle mode del momento o il ruolo della donna imposto dalla società.
"Cara, sei maschilista", potremmo dire a queste donne, con l'obiettivo di mostrare loro che stanno passando dalla parte di chi incarna il patriarcato.
Ho chiesto a Karen Ricci, autrice del podcast e del libro "Cara Sei Maschilista", che cosa significhi essere donna e non essere dalla parte delle donne.
Karen Ricci, autrice del podcast e del libro Cara Sei Maschilista |
Come si può
manifestare nelle donne l’atteggiamento maschilista?
Siamo nate e
cresciute in una società stracolma di stereotipi di genere e dinamiche
maschiliste. Dalla prima infanzia impariamo quali sono le attività,
comportamenti e attitudini delle femmine e dei maschi. Impariamo che le bambine
devono essere gentili, dolci, accondiscendenti e che i maschi sono coraggiosi e
spavaldi. Ci regalano bambole da cullare, passeggini da spingere, cucinine e
trucchi per diventare carine. I maschi imparano che la cosa peggiore che possa
capitare sia quella di assomigliare a una “femminuccia”. Davanti a questo scenario
diviso in due binari ben determinati interiorizziamo una serie di messaggi e
credenze che portiamo avanti.
Per esempio, ci
sono donne che sostengono che una donna non sia completa senza figli. Questo è
un atteggiamento che determina il comportamento di tutte le donne, e arriva
proprio dall’idea che assorbiamo da quando siamo piccole, quando prima che
camminassimo ci hanno messo una bambola tra le braccia.
Un altro esempio
è l’eterna diatriba tra donne, che nasce dall’idea che il sogno di tutte noi
sia quello di sposarsi e trovare il fantomatico principe azzurro. Un tempo era
effettivamente necessario che le donne si sposassero per sopravvivere in
società, ma continuiamo a portare avanti questo senso di rivalità, non soltanto
nelle relazioni romantiche, ma anche sul lavoro. Proprio perché ci è stato
insegnato, attraverso la cultura, libri, cinema che c’è posto soltanto per una
di noi.
Che legame c’è
oggi tra le giovani ragazze e il modello imposto dal patriarcato?
Dopo l’arrivo
dei Social Network è accelerato il percorso di consapevolezza, e la nuova
generazione di ragazze è molto più attenta a tutte queste dinamiche. Dall’altra
parte, proprio lo stimolo continuo che arriva da Instagram, Tik Tok eccetera crea
nuovi meccanismi sessisti, principalmente per quanto riguarda la rivalità
femminile e la pressione estetica. Non abbiamo mai consumato e prodotto così
tante immagini e non siamo mai state bombardate in questo modo di pubblicità
che vendono prodotti e tecniche per diventare più magre, più belle, più
giovani. Sicuramente
abbiamo fatto dei passi in avanti, ma dobbiamo rimanere sempre in guardia per
capire quali sono i nuovi tranelli.
Perché,
talvolta, cultura e l’ideologia patriarcale si insinuano anche tra le donne?
Facciamo parte
di una società che non intende contrastare la cultura patriarcale, perché
questa cultura sostiene un sistema economico e politico. Se le donne
smettessero di curare la casa e i bambini, non consumassero più prodotti di
bellezza, si ribellassero alla censura dei corpi femminili tutto crollerebbe.
Quindi conviene molto mantenere lo status quo attraverso messaggi e dinamiche
che ci spingono a desiderare la maternità, il matrimonio, un corpo standard.
Inoltre grande
parte degli atteggiamenti maschilisti servono alle donne per conquistare uno
spazio in più in ambiente dominato dagli uomini. Giudicando e condannando le
altre donne e comportandosi d’accordo con le regole abbiamo la sensazione che
saremo al sicuro, o che avremmo qualche vantaggio. Ma nella pratica, in una
società misogina, nessuna è al sicuro veramente.
Che cosa
comporta questo per le donne, nella relazione con sé stesse, con altre donne,
con gli uomini e, più in generale, col resto della società?
Quando siamo
state arruolate per fare da controllori del patriarcato, giudicando le altre
donne e confermando le regole imposte; brava moglie, brava madre, ragazza per
bene, abbiamo firmato un contratto in cui non abbiamo letto bene le clausole
finali. Perché questi ruoli sono quelli che ci limitano come individui e che ci
impediscono di esprimere la nostra identità, le nostre preferenze, i nostri
desideri e i nostri sogni.
Inoltre, queste
che sembrano semplici credenze, hanno un impatto reale nella vita di tutti, più
di una donna su due non lavora in Italia. Il 75% del lavoro di cura è
realizzato dalle donne, anche se lavorano fuori di casa. La rappresentazione
femminile nei ruoli decisionali è ancora molto rara e la violenza di genere è all’ordine
del giorno. Ecco perché
cambiare la cultura ed educare alla parità è essenziale.
Federica Carla Crovella
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