Dove non mi hai portata: un libro-inchiesta in cui una figlia "dà alla luce" la propria madre



Roma, Villa Borghese, giugno 1965: una bambina di otto mesi viene abbandonata dai genitori. 

Questa è l'immagine con cui si potrebbe rappresentare meglio " Dove non mi hai portata" di Maria Grazia Calandrone, libro candidato al Premio Strega 2023. L'autrice è proprio quella bimba, che, diventata adulta, parte insieme alla propria figlia, in un viaggio di  ricerca e scoperta, per conoscere la madre biologica. O meglio, cercare le tracce che possano restituirle una parte di quella che è stata sua madre, fino al tragico ultimo giorno. Questo viaggio la conduce negli orfanotrofi, negli ospedali, per le strade di Campobasso, poi Milano e Roma. 

Un personaggio davvero rivoluzionario?


Nella prima parte di questo viaggio, Calandrone  costruisce una figura sulla base delle poche testimonianze, avute da parenti e conoscenti della madre, con l’obiettivo di dare a questa donna un volto e “farla diventare reale”, come lei stessa scrive. Lucia, così si chiamava sua madre, viene data in sposa dai genitori, per vantaggi economici, ad un uomo che nè ama nè stima. Costretta a un matrimonio combinato, viene maltrattata e costretta a subire violenza da marito e suoceri. Lucia è donna e moglie, ma "difettosa", perchè la gravidanza non arriva. Il destino di Lucia è quello a cui sono condannate molte donne di quell'epoca, che non hanno alcuna possibilità di emanciparsi e affrancarsi da ciò che è stato scelto per lei, perchè non esiste il divorzio, ma il reato di adulterio sì... 
Lucia si innamora di un altro uomo, molto più grande di lei, con cui concepirà Maria Grazia. Grazie a questa svolta, con un gesto coraggioso e incredibilmente rivoluzionario per quegli anni, Lucia prende posizione: alla luce del sole, raccoglie le sue cose e lascia il marito, nonostante sia perseguita dalla legge perchè adultera. Ne esce il ritratto di una persona decisa e ribelle, che vuole a tutti i costi raggiungere un solo obiettivo: salvare la propria figlia, con ogni mezzo, e regalarle un futuro migliore di quello che il destino le avrebbe riservato. Ma salvarla da che cosa? 

Un epilogo che è un grande atto d'amore

Torniamo indietro. A Milano nasce Maria Grazia e pochi giorni dopo siamo a Roma, dove si apre la seconda parte del libro. La coppia si dirige a Villa Borghese, dove ha deciso di lasciare la bimba, assicurandosi prima che finisca in mani sicure; scelta, quella di Villa Borghese, che si rivelerà incredibilmente intelligente e azzeccata. Ma perchè non tenerla? Per non portarla in un viaggio oscuro e senza speranza: quello della morte. La seconda parte del libro è costruita tutta sui materiali di archivio e, soprattutto, sugli articoli di giornale e sulle ipotesi, più o meno oggettive dei giornalisti, per trovare una risposta: perchè e come è morta Lucia? Ad ucciderla è stato l' uomo con cui ha deciso di fuggire? 

Qui c'è uno spoiler, necessario, perchè aiuta a tracciare ancora di più la figura di Lucia...madre che decide di togliersi la vita per liberarsi dalla condanna che pende su di lei, di carcere per adulterio e abbandono del tetto coniugale (e ora anche abbandono di minore). E poi, come fare a mantenere una bambina senza un lavoro, troppi debiti e nessuna prospettiva futura?
Quanto sarebbero andate diversamente le cose, se fosse esistito il divorzio, che venne introdotto in Italia il 1º dicembre 1970, ma che prima ha costretto troppe donne ad una vita (e come in questo caso anche ad una fine) infelice. 

In questo libro, che è la ricostruzione di una biografia, ma è anche in parte una storia autobiografica, c'è un interccio di vite e di emozioni di persone vere, di donne vere, che attraversano tante generazioni diverse. Sullo sfondo un contesto storico e sociale ricostruito magistralmente, con cui possiamo contestualizzare tanti gesti e tante scelte, che si legano a doppio filo ad una Italia intrisa di stereotipi e violenza, manifesta e non. 
Una storia intensa e coinvolgente, ma allo stesso tempo amara e a tratti dolorosa, che si sviluppa con l'approccio dell'inchiesta giornalistica, inframezzata da pagine poetiche, nel senso letterale del termine.

Federica Carla Crovella 

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