Nasce l’Osservatorio sul sessismo in azienda: ecco una prima fotografia del fenomeno
“È brava ma purtroppo è donna”, “Più che una crescita verticale, la vedrei meglio in posizione orizzontale”, “Sei acida oggi, hai le tue cose?”: nemmeno il luogo di lavoro è esente da espressioni come queste o da atteggiamenti di natura sessista. In ambito professionale, la discriminazione di genere non è solo in busta paga o su un contratto, ma serpeggia in modo subdolo anche tra scrivanie e corridoi, durante le riunioni o le pause alla macchinetta del caffè.
Nasce l’Osservatorio Nazionale 2022 sul sessismo in Azienda, che, per la prima volta, scatta una fotografia aggiornata e recente di un problema che, in Italia, è più diffuso e invasivo di quanto si immagini.
Era novembre del 2021 quando la business community Fior di Risorse Fior di Risorse | Persone Maiuscole, in collaborazione con la testata giornalistica Senza Filtro SenzaFiltro: lavoro, management, impresa e libere professioni (informazionesenzafiltro.it), di cui è editrice, ha lanciato un sondaggio sul sessismo in azienda. Sono state proposte alcune domande a risposta aperta, in cui c’era tutto il cuore della ricerca, accanto ad altre a risposta chiusa: è stato chiesto di portare esempi di frasi sessiste sentite o subite in azienda, che cosa si intendesse per sessismo, quali misure siano state adottate in azienda dopo una denuncia, quali atteggiamenti abbiano tenuto colleghi o superiori.
Il
sondaggio, da compilare in forma anonima, ha “viaggiato” attraverso i social e
ha raggiunto oltre 700 persone, impiegate in aziende piccole, medie e
grandi, dagli ambiti professionali più diversi.
Le
testimonianze sono state riportate una dopo l’altra, «come un romanzo, come un
tappo che salta», ha spiegato Stefania Zolotti, Direttrice di Senza Filtro,
senza editing e senza alcun tentativo di edulcorarle. Il filo conduttore di
queste risposte, ha fatto notare ancora Zolotti, è stato il pudore, nonostante
l’anonimato, perché «una volta feriti di parola o di mano, proviamo pudore
anche quando siamo da soli».
L’Osservatorio traccia un profilo di chi ha risposto al questionario, utile per ricavare informazioni sul fenomeno stesso e su come contrastarlo.
Cosa
dire della distribuzione geografica? Il 72,5% dei partecipanti vive nel Nord
Italia, il 26,1% dal centro e il 9,4% dal sud e dalle isole. C’è anche un
quadro anagrafico di chi ha preso parte alla ricerca: il 73,6% delle persone
coinvolte ha tra i 36 ai 59 anni, il 21,6% tra i 18 ai 35 e il 4,9% è sopra i
60 anni. Per quanto riguarda il genere, il 58,7% è donna, ma c’è anche un
consistente 40,4% di uomini e uno 0,09% di persone non binarie. Di fatto, nel
mirino ci sono più di frequente le donne, ma i numeri dicono che anche agli
uomini capita di subire molestie sul lavoro: forse, col tempo, questo potrebbe
portare a una maggior sensibilità sul problema da parte della popolazione
maschile? L’85% di chi ha risposto lavora in azienda; in particolare, si tratta
di piccole aziende e multinazionali. I settori sono i più disparati: dal
marketing alle risorse umane, passando per l’auto-motive, il commercio,
l’informatica e tanti altri. A proposito di chi infligge le molestie, il grafico
che restituisce questo dato è una torta, suddivisa abbastanza equamente tra i
capi dell’azienda (31,2%), il diretto responsabile del/della
lavoratore/lavoratrice che ha risposto al sondaggio (30,7%) e colleghi di pari
grado (38,1%).
I dati descrivono una situazione complessa
Il sondaggio restituisce un quadro del problema, ma è solo un primo passo, perché i dati raccolti nell’Osservatorio saranno aggiornati annualmente per monitorare il fenomeno, hanno annunciato Fior di Risorse e Senza Filtro.
Facciamo un passo indietro: che cos’è il sessismo? L’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere risponde così: «Il sessismo è collegato al potere, nel senso che i soggetti detentori di potere godono abitualmente di trattamenti favorevoli, mentre i soggetti privi di potere sono di solito discriminati. Il sessismo è associato anche agli stereotipi, in quanto le azioni o gli atteggiamenti discriminatori si basano spesso su false credenze o generalizzazioni riguardanti il sesso o il genere».
Lavoratori
e lavoratrici che hanno risposto al sondaggio, nella definizione di sessismo
hanno evidenziato soprattutto due caratteristiche tossiche: la mancanza di
riconoscimento e la svalutazione delle competenze professionali.
Foto di FiordiRisorse - La business community dei manager e delle imprese
Il 56,8 delle persone ha detto di essere stato vittima di comportamenti o espressioni di natura sessista sul lavoro, mentre l’88,2% ha affermato di aver assistito a episodi o aver ascoltato commenti dello stesso tipo. Perché questi numeri non stupiscono? Nonostante si parli di ambiente lavorativo, in cui si dovrebbe rispettare anche una certa etica professionale, anche in questo caso il sessismo diventa lo specchio della società in cui viviamo, con tutte le difficoltà che comporta il rispetto del prossimo e delle identità di genere altrui. Da tante risposte emerge un aspetto che forse è il più sconcertante di tutti: anche sul lavoro, oggi, gli atteggiamenti sessisti sono tanto diffusi da diventare abitudine e confondersi con la normalità.
Non a caso, i risultati
del questionario dicono che la maggioranza delle persone ha totale mancanza
di fiducia nei colleghi e nell’ufficio del personale e, di conseguenza, raramente
ha chiesto aiuto. Tra le risposte più eloquenti – e agghiaccianti – ci sono:
«non mi aspettavo nessun risultato concreto da parte dell’Ufficio del
Personale, quindi sarebbe stata un’azione inutile», «Mi hanno dato della
rompicoglioni», «La risposta è stata: lo conosci, sai che a volte fa queste
uscite», «Si, ma a parte un richiamo disciplinare alla persona ne ho ricevuto
uno anche io per aver urlato contro questa persona a fronte del mio disagio». Alla
luce di queste affermazioni, è più che mai calzante e necessaria l’esortazione
di Stefania Zolotti, diretta a chi lavora nelle risorse umane, che raccomanda di
«non sottovalutare nemmeno una risposta e nemmeno una parola di quelle che
troveranno scritte»; infatti, proprio da chi ricopre questo ruolo spesso emergono
scarsa empatia, molta superficialità e poca concretezza, oltre che un certo
abuso di potere.
C’è un altro dato allarmante:
il 93,4% delle persone penserebbe di cambiare lavoro dinnanzi a un
atteggiamento o uso del linguaggio sessista. Che cosa significa questo, per
il mondo del lavoro di oggi? Vuol dire che le persone non guardano più soltanto
a benefit e retribuzione, ma cercano soprattutto un posto di lavoro che
preservi il loro benessere fisico e psicologico. Lo conferma uno studio recente
di Mindwork | Well-being in progress, Mindwork | Chi Siamo team
di psicologhe e psicologi al fianco delle aziende e BVA Doxa, Doxa | Ricerche e Analisi di Mercato
(bva-doxa.com) società di ricerche di mercato: secondo
la ricerca il 73% delle persone in cerca di un nuovo lavoro, indipendentemente
dall’età, predilige aziende attente al benessere psicologico delle persone. Di
certo, il malessere sul posto di lavoro non dipende solo dal grado di sessismo
che c’è in ufficio, ma anche questo gioca la sua parte.
Il merito
dell’Osservatorio è di far luce su un fenomeno che rischierebbe di restare
sommerso. Ancora oggi, infatti, certi comportamenti non vengono segnalati e passano
sotto silenzio o sono ridotti a “un complimento” o “uno scherzo”. Questo mostra
quanto sia necessario proseguire su questa strada, perché la consapevolezza non
è ancora abbastanza, soprattutto da parte delle aziende, ma, talvolta, anche da
parte di singoli lavoratori o lavoratrici.
Federica Carla Crovella
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