Le parole sono importanti: considerazioni sul monologo di Drusilla Foer all'Ariston

foto da Il Post

Oggi il web pullula di commenti sulla storia di Drusilla Foer e sullo scambio di battute con Iva Zanicchi durante la terza puntata del Festival. Ciò di cui si dovrebbe parlare, però, è il suo monologo di ieri sera. Peccato che fosse l'una di notte quando, dopo ben 25 esibizioni e un susseguirsi di ospiti, il palco dell'Ariston è stato suo. 

Nessuna storia strappalacrime, nessun discorso artefatto, ma solo autenticità e voglia di utilizzare la tv per ciò che è: un mezzo per comunicare a più persone possibili. Almeno, questo è ciò che ho percepito io al primo ascolto, e ad essere sincera anche al secondo, mentre scrivo. 

Il suo monologo è partito da due parole e dal loro valore. Meglio parlare di unicità, dice, non di diversità, che sente come un termine divisivo. Intanto, tra le righe ma nemmeno tanto, riflette su quanto sia importante comunicare bene. Ma torniamo all' unicità. Ciascuna persona è unica, ma come trovarla questa unicità? Il primo passo è capire di cosa siamo fatti, giocando a carte scoperte e mettendo "sul tavolo" tutto ciò che è parte di noi. Questo è il suo consiglio...e poi assicura "Sarà una figata pazzesca".

Ha parlato anche di diversità, ma credo, Drusilla, che il problema stia soprattutto nel nostro modo di percepire questo concetto; continua ad essere qualcosa che non rientra in ciò che è considerato normale, quindi giusto e accettabile. Il problema è la nostra incapacità di vederla per quella che è, ovvero, una componente fisiologica del mondo. Questo è ciò che ha spinto molte persone a pensare"no, il travestito al Festival di Sanremo non ci sta"; considerazione che dimostra soltanto quanto abbiamo bisogno di questo monologo. Chissà, forse il nostro Paese non è poi così pronto a recepire questi messaggi e farli suoi. Forse è proprio questa nostra paura del diverso che ha stilato la scaletta della terza serata e ha relegato il discorso di Foer in coda a tutti gli altri interventi e alle tante canzoni in gara, alla fine di una serata già piena di contenuti.

Nel suo monologo si è rivolta al pubblico con una richiesta:

 

"vi chiederei un altro regalo: date un senso alla mia presenza su questo palco: l’ascolto degli altri, delle loro unicità. Promettetemi che ci doneremo agli altri, che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni".

Bene, queste parole per me hanno vinto Sanremo, ancor prima che finisca. Questi sono i messaggi che devono arriare alle generazioni di ieri, oggi e domani. Soprattutto a quelle di domani. Questa mattina, purtroppo per adulti e ragazzi è suonata la sveglia, quindi probabilmente ieri, a tarda notte, hanno spento la tv e "pazienza, la classifica la recupererò domani sui social". In molti, poi, la tv non l'avranno nemmeno accesa probabilmente "perchè io non guardo Sanremo". Sono scelte, tutte rispettabili, ma spero che riescano e vogliano recuperare il monologo di Drusilla Foer, perchè raramente la televisione è riuscita a trasmettere così bene messaggi di questa portata, con un intervento profondo ma accessibile, immediato, concreto e realistico, senza particolari fronzoli e costruzioni. Inoltre, se a fine serata ha riempito l'Ariston con messaggi importanti, prima, è riuscita a tenere il palco decisamente bene, con ironia e leggerezza, oserei dire molto meglio di chi l'ha preceduta, ma questo è un parere personale.

Quante famiglie e quanti insegnanti riproporranno alle nuove generazioni questo discorso, superando pregiudizi, diffidenze e scetticismo? Spero accada a tanti, perchè credo abbia un grande valore educativo. Insegna qunto è importante ascoltarsi e ascoltare, che non è cosa semplice; insegna ad aver cura di sè e di ciò che siamo; insegna a mettersi in discussione e a non adattarsi a ciò che è convenzionale; insegna l'attenzione alle parole.
Questo è ciò che conta: che poi a parlare sia una donna, un uomo o quel che vuole e sente di essere nel profondo di sè, poco importa.

Sapete che c'è? C'è che faccio informazione e credo che dentro il mio "ruolo", rientri pure riportare il monologo di Drusilla Foer. Eccolo, per chi se lo fosse perso, o per chi volesse leggerlo per pura informazione, o anche per chi volesse provare a superare i pregiudizi.


“Forse dovrei parlare di integrazione o diversità ma è una parola che non mi piace, è qualcosa di comparativo, esprime una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa che sento, che penso. Trovo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più sono da sostituire. Ho trovato un termine per sostituirlo, molto convincente. Unicità. Mi piace, piace a tutti. Tutti noi siamo capaci di trovare l’unicità dell’altro e tutti pensiamo di essere unici. Per niente. Per comprendere la propria unicità è necessario capire di che cosa è fatta. Capire di che cosa siamo fatti noi. Certamente cose belle: valori, convinzioni, amori, i talenti. Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Delle proprie convinzioni bisogna avere la responsabilità. Delle proprie forze, bisogna avere cura. Immaginatevi quando si comincia con i dolori che vanno affrontati, le fragilità che vanno accudite. Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte queste cose? Io un modo ce lo avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano, quelle belle e quelle che pensiamo siano brutte e si portano in alto. Si sollevano insieme a noi, alla luce del sole, in un grande abbraccio innamorato. E gridiamo: che bellezza! Tutte queste cose sono io. Sarà una figata pazzesca. Sarà bellissimo, abbracciare la nostra unicità. E a quel punto io credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. Io sono già una persona molto fortunata a essere qui, ma vi chiederei un altro regalo: date un senso alla mia presenza su questo palco: l’ascolto degli altri, delle loro unicità.
Promettetemi che ci doneremo agli altri, che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà e senza pregiudizio e senza vergogna. Facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia dell'immobilità. Immaginate se il mondo non ruotasse e fisso stesse, se tutto il buio fosse nero pesto”.

 

Grazie Drusilla Foer. 

Federica Carla Crovella 


Commenti

Post popolari in questo blog

ddl del Governo contro la violenza sulle donne: dove ci porterà? Il parere legale

La violenza ostetrica esiste: dati e indicazioni per riconoscerla

Dove non mi hai portata: un libro-inchiesta in cui una figlia "dà alla luce" la propria madre