Lady Shakespeare: una scelta rivoluzionaria a portata d’orecchio
Galeotto fu un quadro, potremmo dire... O galeotto fu John Everett Millais? Forse, però, il punto di partenza sono state le donne misconosciute nei secoli, che avrebbero potuto diventare celebri come gli uomini, ma sono state costrette a farsi da parte e cedere il passo al genere maschile.
Lascio a Valentina Veratrini il racconto della genesi di Lady Shakespeare, audiolibro in cui vi racconterà questo e molto altro. Comunque sia, la riproduzione di Ofelia, realizzata dal pittore francese, ha dato il suo grande contributo.
Poi, senza se e senza ma, l'autrice si addentra nell’epoca dell’autore e nel teatro del 1600, in cui il
ruolo e la presenza delle donne era a dir poco marginale. Valentina Veratrini ad un certo punto fa notare un dettaglio interessante, che a pensarci sembra un po’
scontato: nell’antichità i titoli delle opere spesso avevano nomi femminili. Ad esempio, Medea,
Antigone, Clitennestra, vi dicono niente? In Shakespeare, però, alle donne non
è concesso questo privilegio, se non quando compaiono all’ombra di un uomo.
Perché intitolare Romeo e Giulietta e non Giulietta e Romeo?
Un "viaggio ipotetico" fuori dall’ordinario
Valentina Veratrini per il suo titolo fa una scelta
diversa, potremmo dire rivoluzionaria. Qui la femminilità entra eccome – e
anche la copertina è molto eloquente – ma io sto già parlando troppo. Fatemi solo dire che, secondo me, Lady Shakespeare è un’unica, grande, scelta
rivoluzionaria, dall’inizio alla fine. È un omaggio a Shakespeare,
una chiacchierata sul teatro e, allo stesso tempo, una sperimentazione drammaturgica. Nasce come
reading teatrale, scritto e interpretato proprio da Valentina Veratrini, ed è diventato
uno spettacolo teatrale vero e proprio. Ma non mi riferisco a questo, quando
parlo di rivoluzione…
È un «viaggio ipotetico»,
dice Veratrini, alla scoperta della vita e dei capolavori dell’autore. C’è una
storia, che fa da cornice ad altre storie, ben note al pubblico, che diventano allo
stesso tempo nuove, diverse e moderne. Come? Grazie alla riscrittura dell’epilogo
delle opere shakespeariane. Cambia anche il punto di vista, che non è
più quello dell’autore, ma dei suoi personaggi femminili, a cui presta la voce e che, idealmente ma neanche troppo, rinascono
dalla sua penna.
Lady Shakespeare è frutto di un’operazione tutt’altro che facile: semplificare le opere di Shakespeare per renderle accessibili anche a chi, ipoteticamente, non le conosca, per poi trasporle nella realtà odierna. Alterna il racconto delle vicende a commenti personali e parallelismi con la più attuale delle società.
«sei la mia principessa tu, mia e di nessun altro è chiaro? Certo che ti amo, secondo te perché ti dico queste cose? Ovvio che ti amo, ma se fai ma se fai qualcosa che non devi divento pazzo, ricordatelo, perché sono pazzo d’amore per te e quindi non so cosa sono capace di fare se mi fai incazzare, capito, vero, principessa? E se poi succede qualcosa di brutto, è colpa tua, capito, principessa?».
Poi, in un sogno che sembra premonitore, Desdemona viene strangolata da Otello. Allora, la donna si sveglia e scappa dalla finestra. Tramite WhatsApp, comunica al marito di aver scelto se stessa, perché non vuole morire per mano sua, poi butta nella spazzatura il telefono e fugge, senza chiedere aiuto a nessuno, tantomeno alla polizia, «perché le streghe non le vuole ascoltare nessuno». Del resto, quante notizie di donne uccise ha letto sui giornali? Mentre fa di tutto per salvarsi non pensa più a sé, ma al bambino che porta in grembo.
Una riscrittura a 360 gradi…
Poi c’è Lady Macbeth: «bella, stronza, intelligente, manipolatrice,
crudele, falsa», insomma, «una donna meravigliosamente conclusa», dice Veratrini, che però chiede un destino diverso per sé, o meglio, per il suo
fantasma. Quale? Non ve lo rivelo di certo io...
Poi arriva anche Ofelia e c’è l’epilogo tragico della vicenda di Amleto, che
probabilmente tutti conosciamo. Quale destino, diverso e nuovo, sarà riservato
alla protagonista femminile?
Inevitabilmente, insieme ai destini delle donne
shakespeariane cambia anche il loro linguaggio e quello dei personaggi secondari maschili che attraversano le riscritture di Valentina Veratrini. Sì, qui al centro ci
sono le donne. A quale scopo? Ridare alle figure femminili di Shakespeare
una nuova vita, renderle donne capaci di autodeterminarsi e rivendicare la propria essenza, senza soccombere e restare imprigionate nel ruolo
di mogli asservite.
Pensa solo a loro? Secondo me no. Pensa
anche alle donne di oggi, parla anche alle donne di oggi… e forse non
solo alle donne, ma più in generale alla società. Così facendo, traccia un
filo tra il passato e il presente. Questo filo è rosso, purtroppo, come il sangue femminile che ancora scorre e mostra come la piaga della violenza
sulle donne sia insita, indistintamnete, nella società di ieri e di oggi. A gran voce,
però, Valentina Veratrini dice anche un’altra cosa, che è la più importante: le donne possono prendere
in mano la propria vita e diventare padrone del proprio destino, anche quando
sono vittime di violenza.
Lo strumento scelto è l’audiolibro, che caratterizza Voce in Capitolo Edizioni, alternando una scrittura, un tono e un linguaggio che vanno dal comico al drammatico, passando per le varie sfumature che si susseguono tra i due opposti. Nella lettura si alternano il linguaggio più moderno e accessibile, che suscita inevitabilmente il sorriso, e quello che restituisce la scrittura shakespeariana del 1600.
Sono tante le scelte vincenti di questo lavoro: la riscrittura delle vicende e dei personaggi, i temi e i valori che si vogliono trasmettere, l’alternanza di stili e i registri narrativi diversi, l’interpretazione magistrale dell’autrice.
Per me, questo ascolto è stato la rivincita delle donne, ma, soprattutto, “la riscrittura” di una giornata pessima, che è diventata più leggera ed è finita con un sorriso e un' inconfondibile sensazione di benessere.
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