Combattere il Dream Gap: rispondono Cristoforetti, Barbie e l’Agenzia Spaziale Europea

 foto da ESA - Samantha Cristoforetti

Nel 2022 Samantha Cristoforetti sarà al comando della Stazione Spaziale Internazionale, ma non sarà sola, perché porterà con sé la sua Barbie. Non una qualsiasi, proprio la sua, perché in Europa è arrivata Barbie astronauta, che ha proprio le sembianze di Cristoforetti. Nel 2018 era già nato un "pezzo unico"; oggi è disponibile in tutta Europa.

 La bambola di Cristoforetti è partita dalla base dell' ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, come una vera astronauta su un volo a gravità zero. Così ha commentato l’iniziativa Samantha Cristoforetti, quella in carne ed ossa: «A volte le piccole cose possono piantare i semi di grandi sogni, chi lo sa? Forse il divertimento e le immagini della mia bambola che fluttua nell'assenza di gravità, stimoleranno l'immaginazione delle bambine e le porteranno a considerare una carriera nel mondo Stem!».

La forza sta proprio nel modello, che non solo permette alle bambine di vedersi proiettate nello spazio - e quindi anche nella scienza - ma, finalmente, rompe gli stereotipi. Barbie non è più soltanto estetica, non è più unicamente acconciature e vestiti, vestiti e acconciature, accessori, capelli lunghi e occhi blu. Soprattutto, non è una figura inesistente, frutto di una fantasia che propone un ideale di bellezza ed estetica slegato dalla realtà. Oggi c'è una Barbie che rappresenta una donna reale, che esiste e che per arrivare dove si trova ha studiato, ha faticato, si è impegnata, ma ancor prima ha sognato e ha potuto credere in quel sogno

La bambola è arrivata in Europa in occasione della settimana mondiale dello spazio, che è stata dal 4 al 10 ottobre 2021, ma perché valorizzare agli occhi delle donne le materie e le professioni STEM per pochi giorni? Si può fare di più. 

Un progetto firmato ESA e Barbie 

Al fianco della nuova Barbie c’è anche l’Agenzia Spaziale Europea e insieme lavorano per avvicinare le ragazze e le bambine alle professioni STEM e, in particolare, per dire loro che sì, possono diventare anche astronaute.


Una parte delle vendite della Barbie sarà donata all'organizzazione Women in Aerospace Europe, per mettere a disposizione una borsa di studio, rigorosamente da assegnare a una studentessa. Questa collaborazione, però, è cominciata già nel 2019, per promuovere il progetto "Dream Gap Project".

Parte da una ricerca e da un fenomeno: il Dream Gap, il divario che separa le bambine dal loro reale potenziale. A causa di stereotipi culturali sul genere femminile, e rappresentazioni mediatiche spesso sbagliate, già dai 5 anni le bambine cominciano a dubitare delle proprie capacità. Questa è la disparità che colpisce anche le aspirazioni: proprio a causa del loro genere, bambine e ragazze faticano a vedersi realizzate per ciò che vogliono diventare, perché la strada delle donne sembra sempre già tracciata dalla società, delineata da fattori esterni, su cui loro non hanno potere.

La conseguenza? Crescono con l’idea di non poter diventare le donne che vogliono essere e spesso fanno scelte determinate da un condizionamento culturale che attribuisce alla donna inferiorità intellettuale rispetto all'uomo. A volte, poi, imboccano strade che condizionano il loro futuro e la loro  carriera, certe di non poter studiare e lavorare in ambito scientifico o ricoprire ruoli apicali in azienda. 

Il primo passo del progetto "Dream Gap Project" è proprio intervenire su questa visione distorta e smentire questa convinzione. Come? Diffondendo contenuti e prodotti a cui bambine e ragazze possano ispirarsi, che veicolino modelli di riferimento positivi al femminile.

Il problema del Dream Gap è ancora poco studiato e necessita di tanta ricerca, per capire quali soluzioni si possano mettere in campo per arginarlo. Questo è uno dei presupposti del progetto, che lavora per identificare che cosa spinga le bambine a non credere in loro stesse. Accanto alla continua ricerca c’è l’interazione diretta. Condividere periodicamente modelli positivi e storie di donne che sono riuscite a realizzarsi è una delle strategie che il Dream Gap Project mette in campo per aiutare concretamente ragazze e bambine, accanto alla produzione di contenuti d’impatto e proposte di giochi che le aiutino ad esprimere se stesse, il proprio potenziale e le proprie ispirazioni, per poi cominciare a credere che possano diventare realtà.

Dobbiamo chiudere il Dream Gap e dobbiamo farlo insieme. 

Questo è l'appello lanciato da Barbie e da piccole "band ambassador" che hanno capito molto bene il problema. 




Come agire concretamente? 

Per poter cambiare la visione e la percezione delle donne di domani dobbiamo cambiare prima di tutto il nostro sguardo su noi stesse e la nostra concezione di femminilità. 

  • Non proponiamo alle bambine, fin da quando sono piccole, una sola prospettiva futura e un solo percorso di vita. Non è vero che chi nasce femmina è destinata al lavoro di cura, perchè può scoprire molto presto la passione per i numeri, la propensione all'informatica o alla chimica, per esempio. Potrebbe diventare una risorsa importante in uno studio di architettura e non per forza insegnante di matematica, ma potrebbe anche avere successo nella ricerca accademica e non necessariamente diventare pediatra. Non è vero che può e deve diventare moglie e madre, ma può scegliere anche di non esserlo. 
  • Non veicoliamo gli stereotipi come verità assolute, ma raccontiamo alle bambine  storie di donne adulte che li hanno superati. Mostriamo da subito che le possibilità che il mondo offre loro sono diverse e che la vera sfida è scoprire quale sia quella giusta per sè. Questo permetterà loro di conoscersi, davvero, meglio di chiunque altro. Scoprirsi sarà il primo passo, senza chiudersi alcuna possibilità e senza chiudersi dentro schemi troppo rigidi e miopi, imposti dalla società e dalla cultura. Aiutiamole ad essere flessibili. 
  • Alimentiamo la fiducia: aiutiamo le bambine a credere nelle proprie potenzialità e nelle proprie risorse, senza lasciare che sia la società a limitarle e senza porsi, da sole, dei  confini. Stimoliamo la loro voglia di mettersi in gioco e imparare, sosteniamo le loro aspirazioni, anche se non corrispondono alla strada che è percepita come "la più facile o la più conveniente per una donna".  
Federica Carla Crovella 


 

Commenti

Post popolari in questo blog

ddl del Governo contro la violenza sulle donne: dove ci porterà? Il parere legale

La violenza ostetrica esiste: dati e indicazioni per riconoscerla

Dove non mi hai portata: un libro-inchiesta in cui una figlia "dà alla luce" la propria madre