Cinque storie e cinque donne per raccontare il passato cambiando il futuro

 


 

"Quello che oggi c’è non sempre c’è stato,

ci sono tante cose per cui hanno lottato,

donne che hanno rotto le regole scritte,

mettendo a posto cose che non erano 

dritte"

 

Comincia così «Filastrocche per bimbe toste», l’audiolibro prodotto dalla casa editrice Voce in capitolo.

Raccontare storie è da sempre il modo migliore per comunicare a bambini e bambine messaggi importanti, a volte nascosti dentro una morale o un finale inaspettato.  Qui, fortunatamente, nulla è nascosto; al contrario, sono portate alla luce cinque vite di donne che sono riuscite ad affermarsi in contesti prettamente maschili e hanno aperto diverse porte al genere femminile.

Queste donne sono raccontate dalla voce calda di Valentina Veratrini, attrice, doppiatrice, editrice. La penna è di Barbara Audisio e le musiche sono di Enrico Messina

Ecco chi sono e saranno le “bimbe toste” del titolo: donne che possono farsi strada dove nessuno scommetterebbe mai; donne che mettono a posto "le cose non dritte”, cioè combattono stereotipi e pregiudizi credendo nelle proprie passioni e nelle proprie potenzialità; donne che possono diventare un modello per le generazioni future.

Il grande merito di questo prodotto è raccontare la parità tra uomo e donna, ma anche far conoscere donne non troppo note al pubblico; tanto che, probabilmente, se anche gli adulti ascoltassero l’audiolibro potrebbero fare delle belle scoperte. Allora, perchè no? 


Chi sono le protagoniste?

Alfonsina Strada è stata la prima ciclista a partecipare al Giro d’Italia, da sempre osteggiata dai genitori per la sua passione, ma sostenuta dal marito Luigi. Lui le regalò anche una bicicletta per poter continuare a “correre”. Quando concluse la sua carriera e scese dalla sella, non lasciò la sua passione nel cassetto, ma aprì un negozio di biciclette a Milano, con una piccola officina per le riparazioni. 

foto da www.ilfoglio.it 

Kathrine Switzer è stata la prima donna a correre la maratona di Boston. Impossibile? Solo per il mondo dello sport dei primi anni Settanta, che riteneva il corpo femminile inadatto alla disciplina. Non lo era per lei, che riuscì ad iscriversi alla corsa senza specificare di essere donna, ma presentandosi solo con il cognome. Era scontato che partecipassero solo uomini, ma Kathrine Switzer dimostrò il contrario, nonostante i tentativi di bloccare la sua corsa. Così, qualche anno dopo, le donne furono ammesse alle competizioni sportive.

foto da www.ilpost.it  

Fiorenza de Bernardi è stata la prima pilota di linea in Italia. Sostenuta fin da bambina dal padre per affermarsi in quel mondo tutto maschile, arrivò al suo obiettivo nonostante pregiudizi e critiche. «Sarebbe stato bello e anche divertente far spalancare gli occhi a tutta quella gente», recita Valentina Veratrini: infatti, Fiorenza de Bernardi ci riuscì.  Lo fece per affermare la sua libertà «con la gonna perché voleva si capisse che lei era una donna» e in questo modo aprì le porte della carriera da pilota al genere femminile.

foto da www.corriere.it 

Vittorina Sambri raggiunse presto la notorietà tagliando diversi traguardi in motocicletta, gareggiando con colleghi uomini. Per due volte arrivò seconda al Premio di Ferrara; poi, cominciò a collezionare vittorie. Raggiunse un traguardo dopo l’altro in camicia bianca, cravatta e pantaloni: così, iniziò addirittura a girare la voce falsa che fosse un uomo, tanto pareva assurdo e incomprensibile che una donna potesse superare l’altro sesso. 

foto da www.imnotagroupie.net

Valentina Tereškova ricevette per prima il titolo di Pilota-cosmonauta dell'Unione Sovietica, quando nel 1963 venne lanciata nello spazio per una missione di tre giorni. A seguito di questo incarico, le fu anche dedicato un francobollo commemorativo negli anni in cui i russi e gli americani volavano verso lo spazio.

foto da www.ansa.it 


 Perché sceglierlo?

Da dove ripartire, se non dalle generazioni future, per comunicare in modo più costruttivo l’identità, anche professionale, delle donne? Barbara Audisio e Valentina Veratrini unendo scrittura e voce ci riescono decisamente bene.

"Le Filastrocche per Bimbe Toste sono nate quasi per gioco" 
- racconta l'autrice del libro, spiegando come ha lavorato - 

"reperire informazioni su donne che la storia fa di tutto per dimenticare non è stato facilissimo. Mi sono servita soprattutto di internet e di blog specifici, ho ricercato testi nelle fiere e raccolto appunti quando trovavo notizie. Non c'è stata una via particolare per rendere queste storie fruibili, perchè credo che i bambini possano comprendere qualunque dialogo adulto. L'unico accorgimento è stato lavorare più per per immagini simpatiche e di facile memorizzazione". 

Le carte vincenti sono i temi  e il formato scelt0. L’audiolibro arriva alle piccole ascoltatrici e ai piccoli ascoltatori con il fascino delle storie tutte da scoprire e parla finalmente di vittorie femminili; racconta un passato che può essere ancora attuale e mostra ruoli femminili uguali a quelli maschili, trasmettendo un messaggio ben diverso da quello della società. Insegna alle bambine che i loro desideri non sono chimere, indipendentemente dall’ambito in cui vogliono affermarsi, e dice soprattutto che la “voce” a cui dare ascolto è quella che grida in loro per spronarle, non quella che inveisce contro di loro per fermarle.

La musicalità della filastrocca, unita all’immediatezza dell’audio, rende tutto facilmente accessibile e contribuisce allo sviluppo del senso del ritmo. La scrittura è semplice, scandita da rime, assonanze, struttura segmentata. L’audiolibro, come il cartaceo, stimola l’immaginazione e la fantasia, spingendo a visualizzare le protagoniste come donne in carne ed ossa, immergersi nelle loro azioni e nei loro traguardi e “viaggiare” nei luoghi in cui vivono. 

«Filastrocche per bimbe toste» è consigliato a partire dai sei anni.

 

Federica Carla Crovella

 

 

 

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