La Mela e il Serpente di Armanda Guiducci: un libro che ho amato e continuerò ad amare
La Mela e il Serpente di Armanda Guiducci (1974) Foto di Federica Carla Crovella |
Questo libro ha fatto breccia dentro di me da subito, tanto che ho deciso di partire da qui per la mia tesi di laurea. La mela e il serpente di Armanda Guiducci risale al 1974, ma nonostante questo, sono convinta che risuoni ancora dentro le coscienze femminili. Guiducci è stata antropologa, filosofa, giornalista e autrice.
La forza di questo suo libro credo sia nella capacità e nella volontà, dichiarata dalla stessa autrice, di parlare a tante donne di
questioni che, volente o nolente, accumunano tutto il genere femminile,
ripercorrendo idealmente un percorso di vita in cui ognuna potrebbe
riconoscersi. È un’autobiografia un po’atipica, proprio perché l’autrice non
vuole solo raccontare la propria storia, ma «creare uno strumento per le altre
donne».
Parte da un momento in cui sicuramente tutte possiamo ritrovarci: l’arrivo
della prima mestruazione. Lei la ricorda come una tappa difficile, in cui
si sente sola e confusa, addirittura in colpa. Sente di non poterne parlare
liberamente, perché vincono su di lei i pregiudizi della cultura borghese
dentro cui viene cresciuta.
Da lì continua e ripercorre le fasi della propria vita: dall’infanzia,
di cui ricorda soprattutto il rapporto complesso con la propria famiglia, passando per l’adolescenza, con i boccoli, i nastri e vestitini eleganti
che le vengono imposti, insieme agli ideali di comportamento da seguire.
Racconta anche delle sue relazioni omosessuali e della solidarietà femminile,
che spesso non è così facile da raggiungere. Poi arriva all’età adulta,
al matrimonio e all’esperienza della maternità. Queste sono esperienze che non
accomunano per forza tutte le donne, ma interessano molte e ciascuna le vive un
po’ a suo modo. Per Armanda Guiducci la maternità non è da subito un evento
positivo, racconta, ma ricorda alcune fasi critiche della propria gravidanza e
poi anche del rapporto con il proprio figlio piccolo.
Il libro ci mostra una donna adulta, maturata e cresciuta,
consapevole dei propri errori e dei pensieri e degli atteggiamenti con cui da
ragazza ha appoggiato le logiche del patriarcato.
Armanda Guiducci - Wikipedia |
Anche il racconto della propria adolescenza è intriso di miti e stereotipi comunemente assegnati a chi nasce femmina, così anche la gravidanza e la maternità, ma Guiducci non si limita a ricordare. Rivolge alle donne un’esortazione: devono liberarsi da questo perenne ricatto della mitologia, per poter “rinascere a nuova vita e diventare altro”; non essere più figlie di Eva e quindi peccatrici, come le disegna la società, di base maschilista e patriarcale.
Come fare? Non svelo niente, lascio che andiate a leggere Armanda Guiducci.
La voce narrante di Guiducci si alterna ad altre, ma resta comunque quella
predominante. Spesso dialoga con le sue lettrici, sì, dico lettrici perché questo
è l’unico libro in cui dice espressamente di rivolgersi a un pubblico
femminile. È stato letto anche dagli uomini, che nel 1974 non l’hanno accolto
troppo bene. Del resto, la mestruazione è un tabù da sempre e lei ha cercato di
infrangerlo.
Non dico altro, se non che spero possiate amare questo libro proprio come
l’ho amato io. Buona lettura!
Federica Carla Crovella
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