Esiste ancora una partita che si gioca tra uomini e donne? Aurora Leone e la forza distruttiva delle parole

 

Il caso di Aurora Leone

«Sei una donna, non puoi stare seduta qui, queste sono le nostre regole»

Ecco che cosa si è sentita dire ieri sera Aurora Leone, componente del gruppo comico napoletano The Jackal. Tutto ciò è successo durante la cena che celebrava la Partita del Cuore, in programma stasera all'Allianz Stadium di Torino, che vede da una parte la Nazionale Cantanti e dall’altra la squadra dei Campioni per la Ricerca. Una sfida a scopo benefico, che si tiene in Italia ormai da anni, anche se, a giudicare dai toni, quest'anno ha preso una piega un po' diversa.

Foto Nazionale Cantanti da agi.it 

Stessa convocazione per il collega dei The Jackal, Ciro Priello, che non è stato allontanato in alcun modo. Aurora Leone è stata chiamata accanto a tanti altri volti della musica per scendere in campo e, giustamente, ha precisato: «guardate, io non sono l’accompagnatrice di Ciro, sono stata convocata» ma la risposta del dirigente della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini, è stata lapidaria e non ha lasciato diritto di replica: «Non mi far spiegare il motivo per cui non puoi stare qui, alzati». Nonostante Leone abbia tentato di dare ulteriori spiegazioni, facendo notare che addirittura le avevano chiesto le misure del completino per la partita, si è sentita rispondere in un modo che lascia pensare:

«il completino te lo metti in tribuna, da quando in qua le donne giocano?»

Foto da Corriere.it 

L’accaduto è stato raccontato da Leone e Priello su Instagram.

Foto da l'ANSA

«Ci tengo a precisare che il presidente piemontese della Ricerca contro il cancro si è scusato con noi e si dissocia da questo. Noi non parteciperemo alla Partita, non ce la sentiamo. Ciò nonostante dobbiamo sostenere questo progetto, donate perché questo è lo scopo della partita» ha concluso Aurora Leone. Tra i personaggi convocati c’era anche Eros Ramazzotti, che dopo l’accaduto ha deciso a sua volta di rinunciare all’incontro.

Stando ai fatti, Pecchini si è dimesso con un annuncio in una nota: 

«Io, Gian Luca Pecchini, dirigente della Nazionale italiana Cantanti, mi assumo la responsabilità di quello che è accaduto dimettendomi dal mio incarico in attesa di parlare personalmente con Aurora Leone»

Oltre all’assurdità della situazione, in tutto questo c’è un paradosso, messo in luce da Antonella Veltri, presidente di D.i.Re: proprio l’Associazione nazionale cantanti ha ricevuto 175.000 euro di fondi pubblici dal Dipartimento per le pari opportunità per realizzare un progetto di sensibilizzazione antiviolenza. 

La Nazionale cantanti ha manifestato il proprio rammarico per la situazione e ha preso le distanze dall’atteggiamento di Pecchini, facendo presente in un post ufficiale di non aver mai fatto discriminazioni, di nessun tipo, neppure sulla base del genere. 

La domanda che sorge spontanea è: perché è accaduto? Questa non è violenza? Non è discriminazione? Quale pensiero ha guidato l'azione di Pecchini, se davvero i progetti contro la violenza e l'intento non discriminatorio caratterizzano l'associazione? Sono princìpi sinceramente condivisi da tutti i membri che ne fanno parte? Le risposte a queste domande spettano alla coscienza di chi si fa portavoce i questi valori; di certo nessuno ha il diritto di giudicare. 

Una domanda che ha bisogno di una risposta 

La domanda più urgente è un'altra: davvero c'è ancora una partita che si gioca tra uomini e donne? Questo interrogativo merita una risposta, ma non solo per questo singolo episodio, non solo per l’Associazione nazionale cantanti, bensì, per tanti altri contesti  e tante altre persone, donne o uomini che siano. No, non dovrebbe esistere alcuna partita tra i generi, ma per far sì che questo succeda, la strada è una: serve un cambiamento culturale. Solo a quel punto sarà davvero possibile avviare un cambio di passo. 

Sicuramente, di casi come questo ce ne sono tanti, in molti ambiti, anche meno esposti alla risonanza dei media. I diritti delle donne che vengono limitati ogni giorno non si fermeranno al fatto di non sedere a un tavolo di soli uomini, ma vanno ben oltre, spingendosi sempre più in là...e la cronaca parla chiaro. 

La differenza, in questo caso, è che Aurora Leone non è rimasta in silenzio, ma ha sfruttato la possibilità di esporsi e arrivare a un pubblico ampio. Ha dato voce a questo episodio increscioso, nella speranza di poter fare un passo in avanti nella lotta alla parità di genere e fermare, o almeno rallentare, il potere distruttivo di certi soggetti di genere maschile. Non è raro che usino la violenza per affermare la propria identità e presunta superiorità, incapaci di accettare e accogliere i diritti delle donne e ancor meno la loro sacrosanta volontà di farli valere. In questo caso è "scesa in campo" la forza distruttiva delle parole, ma spesso si avvalgono di quella fisica...ed è proprio lì che capita il peggio. 

Ogni tanto, forse, la visibilità è un bene: c'è da augurarsi che Aurora Leone diventi un modello a cui tante donne e tante ragazze possano ispirarsi, nel caso in cui vivano, in qualsiasi ambito, episodi simili. 

Federica Carla Crovella


 

 

 

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