Accessibile e inclusivo: a che punto siamo con il mondo digitale?

Tastiera del pc, per indicare la comunicazione online. Accessibilità e inclusività sono le parole chiave e il tema dell'articolo

Quando parliamo di inclusione e accessibilità nella comunicazione digitale che cosa intendiamo?  

Il dizionario Treccani definisce inclusività la propensione ad essere accoglienti e a non discriminare, contrastando l’intolleranza prodotta da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi; princìpio che si dovrebbe facilmente ritrovare anche nel contenuti digitali di vario genere e nel linguaggio.  Il linguaggio inclusivo è libero da parole, frasi o toni che riflettono opinioni pregiudizievoli, stereotipate o discriminatorie verso determinati gruppi di persone. 

Spesso, quando si parla di inclusività, il pensiero corre subito alla componente di genere, ma non è questa la giusta visione delle cose. Un testo o più in generale un contenuto sono inclusivi quando hanno una visione molto ampia delle problematiche di genere ancora da risolvere, ma anche un linguaggio che lotta contro stereotipi razzisti, classisti (quindi legati a posizione sociale e grado di istruzione delle persone) o ageisti (legati all’età).

Sul web l'accessibilità è la proprietà che devono avere le applicazioni per essere utilizzate con facilità dagli utenti, in particolare da coloro che si trovano in condizioni di disabilità o di svantaggio, dice la Treccani. Quindi, la comunicazione è accessibile quando è aperta e fruibile da chiunque, a prescindere dalle tecnologie o dalle modalità d'uso utilizzate. 

Se è inclusivo è accessibile 

Tra le due, non solo sul web, c'è un rapporto di coesistenza: infatti, non c’è inclusione senza accessibilità. L’inclusione è un modo di pensare, l’accessibilità è uno strumento per poter arrivare a questo modo di pensare. 

Per essere accessibile, e quindi inclusiva, la comunicazione , che sia scritta, orale o per immagini, dev' essere facile da capire e trasmettere e deve contribuire a far sentire accolto, coinvolto e compreso il pubblico che ascolta o legge, perchè non è mai scontato che chiunque riesca ad accedere a dei contenuti, soprattutto se sono digitali.

A proposito di digitale, le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) 2.0 sono state definite nel 2008 e stabiliscono delle linee guida per rendere più accessibile un contenuto online alle persone con disabilità (dove nel termine disabilità si annoverano, ad esempio quella visiva o uditiva, difficoltà di apprendimento, limitazioni cognitive, difficoltà nel movimento e nel linguaggio, fotosensibilità).

Un contenuto digitale è eccessibile se è:

  • Percepibile: l'utenza è in grado di percepire il contenuto web in questione? Sì, quando le persone possono leggere i contenuti usando i loro sensi.
  • Utilizzabile: l'utenza può navigare, inserire dati o interagire in altro modo con il contenuto web? Sì, quando il contenuto è ben strutturato e fornisce informazioni significative. 
  • Comprensibile: l'utenza può elaborare e comprendere il contenuto web presentato? Sì, quando il contenuto è comprensibile e memorizzabile. 
  • Robusto: l’utenza può fruire del contenuto in modo affidabile mediante una vasta gamma di programmi utente? Sì, quando il contenuto è leggibile anche da interpreti o tecnologie assistive, come i lettori di schermo, le tastiere braille, i puntatori mouse che supportano le persone con disabilità nella lettura.

Scrittura sul web e accessibilità


Dalla teoria alla pratica 

Essere inclusivi sul web

Produrre contenuti inclusivi, aperti e rispettosi delle identità significa arrivare a più persone possibili, senza rischiare di non raggiungere una certa fascia di utenza a causa dell'inaccessibilità dei contenuti. 

Quindi, il primo passo per essere inclusivi sul web è chiedersi: 

  • Cosa voglio comunicare? Per dire questo sto usando parole ragionate e consapevoli?
  • A chi sto parlando? Chi sto escludendo dalla mia comunicazione? 
Il binomio inclusivo =  prospettiva di genere rischia di essere un po' limitante. In questo caso, ad esempio, non parlo di linguaggio inclusivo esclusivamente in ottica di genere. 
Chi vuole proporre l'uso di un linguaggio inclusivo negli ultimi tempi ha considerato soluzioni linguistiche che cerchino di superare le barriere linguistiche bastate sul binarismo di genere (ad esempio asterisco e schwa). Questo rischia di ostacolare la comprensione dei contenuti per persone con certe disabilità; per esmepio, chi usa strumenti di lettura come usa un lettore di schermo o chi soffre di dislessia può non riuscire a leggere certi simboli. 

La soluzione non è smettere di usarli, ma fare sempre attenzione al contesto in cui vengono impiegati. 

Un'alternativa forse più efficace, più inclusiva e accessibile all'utilizzo del maschile sovraesteso è l'uso di perifrasi

- invece di scrivere l'ascoltatore, oppure ascoltatori e ascoltatrici si potrebbe optare per qualcosa come "chi ascolta" o "il pubblico"

oppure 

- la ricerca di sinonimi che soddisfino il criterio di inclusività, per esempio 

“umanità” invece di “uomini"
“staff” invece de “i lavoratori”

Essere accessibili sul web

La parola d'ordine per i contenuti è semplicità, sia nella scrittura sia nei messaggi e quindi anche nel linguaggio. Ciò che scriviamo deve poter essere compreso da più persone possibili. Ma... per rendere tutto accessibile devono essere disponibili i sottotitoli e le trascrizioni degli audio. 

La leggibilità (e quindi l'accessibilità) passa anche attraverso l'impaginazione. A nessuno piace il "muro" di testo, senza suddivisione in paragrafi o spaziature che rendano il testo più arioso. Tutto questo, però, è ancora più utile se accompagnato da sottotitoli chiari ed esplicativi, e magari anche da una breve sintesi iniziale che introduce i nostri contenuti e ne facilita la comprensione. 

Vengono in nostro aiuto grafiche, immagini e video, che aumentano la leggibilità del testo.  MA, non devono mancare i testi alternativi, che vengono letti da chi usa un lettore di schermo e hanno la finalità di descrivono un'immagine in modo fedele su un sito web.

Attenzione ai font. Sembra scontato dire che il carattere scelto per i nostri contenuti debba essere facilmente leggibile, ma non è sempre così. Ad esempio, io stessa non sapevo che usando font speciali, come il grassetto, chi legge con un lettore di schermo non vedrà quella parte di testo; lo stesso vale per le emojii, che diventano un ostacolo alla comprensione. Quindi, attenzione anche ai post sui social network. 

I collegamenti ipertestuali tramite link devono essere leggibili e devono indicare chiaramente dove ci si sposta se si clicca su un determinato rimando. Ad esempio, usare una raccordo come “fai clic qui” non è considerato testo descrittivo ed è inefficace per gli screen reader.

Federica Carla Crovella 


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